mercoledì 31 luglio 2013

Lea 2011. Ministero promuove solo 8 regioni su 16 soggette a verifica. Maglia nera alla Calabria



Solo Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto hanno superato la verifica degli adempimenti. L’esame ha riguardato 16 Regioni, quelle a statuto ordinario più la Sicilia. Per le otto inadempienti salta il 3% del fondo sanitario. Le peggiori performance in Calabria, Campania e Lazio. IL RAPPORTO.


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Mappare le competenze infermieristiche per lo sviluppo organizzativo: utilizzo della Nursing Competence Scale


Mappare le competenze infermieristiche per lo sviluppo organizzativo: utilizzo della Nursing Competence Scale
Anna SpontonLaura ZoppiniAntonio IadelucaCinzia AngeliTiziana Caldarulo

Evidence 2013;5(4): e1000041

Ricevuto: 18 febbraio 2013    Accettato: 20 marzo 2013    Pubblicato: 29 aprile 2013

Copyright: © 2013 Zoppini. Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Background. La performance clinica dell’infermiere è da tempo oggetto di discussione: attraverso le politiche di formazione oggi le organizzazioni sanitarie governano lo sviluppo delle competenze verso cambiamenti organizzativi richiesti dalla complessità assistenziale. Tra il 1997 e il 2003 in Finlandia è stato elaborato lo strumento Nurse Competence Scale (NSC) finalizzato all’autovalutazione delle competenze infermieristiche e a far emergere bisogni formativi altrimenti non espressi. La NSC è stata validata in Italia nel 2003. 
Obiettivi. Effettuare una mappatura delle competenze degli infermieri dell’Azienda Ospedaliera di Garbagnate Milanese, in relazione all’area di appartenenza, utilizzando la NCS; guidare lo sviluppo delle abilità e delle conoscenze e capacità, considerando che nel nuovo ospedale di Garbagnate saranno previsti nuovi modelli organizzativi; identificare le aree in cui sviluppare azioni formative. 
Metodi. Nel febbraio 2012 sono stati coinvolti tutti gli infermieri in servizio presso i quattro presidi ospedalieri aziendali. Le loro competenze sono state mappate con la NCS che si articola su 7 domini di competenza, per un totale di 73 item. Il livello di competenza è stato valutato utilizzando una scala VAS da 0 (livello di competenza nullo) a 100 (livello di competenza ottimo). Per valutare il raggiungimento di ogni singola competenza è stata utilizzata una scala Likert a 5 item. L’analisi statistica è stata effettuata attraverso l’analisi della varianza (ANOVA).
Risultati. Tra i 670 (65%) infermieri rispondenti è emerso un buon livello di competenze pur con margini di miglioramento. Nel presidio di Garbagnate gli score hanno mostrato un andamento significativamente più alto rispetto agli altri presidi (p < 0.05), ad eccezione del dominio “Assicurare la qualità” che ha ottenuto score significativamente più bassi (p < 0.05) rispetto agli altri presidi (score medio 0.63, IC 95% 0.60-0.66). Gli infermieri si valutano meno competenti nel proporre problemi da approfondire con la ricerca (score medio 0.58, IC 95% 0.55-0.60). Il dominio dove si rilevano gli score più elevati è “Competenze di gestione della situazione” (p < 0.05). Gli item che richiedono un intervento sono comuni a tutti i presidi ospedalieri con differenze statisticamente significative (p < 0.05). Unica eccezione è rappresentata dal dominio “Competenze diagnostiche”.
Limiti. Affinché la segnalazione degli EA con IR abbia un ruolo chiave nel migliorare la sicurezza dei pazienti, è necessario che essa sia vissuta come un’opportunità di miglioramento delle cure, senza temere una colpevolizzazione dell’errore umano.
Conclusioni. I risultati hanno dimostrato un buon livello di competenza in tutti i presidi ospedalieri ed un bisogno formativo trasversale. I domini a cui gli infermieri hanno attribuito gli score più bassi sono quelli fondamentali per lo sviluppo dei nuovi modelli organizzativi.
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Gestione proattiva del rischio clinico: applicazione della tecnica FMECA in un blocco operatorio


Marika Da Rold

Evidence 2013;5(4): e1000042

Ricevuto: 7 maggio 2012    Accettato: 30 settembre 2012    Pubblicato: 29 aprile 2013

Copyright: © 2013 Da Rold. Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Background. Un programma di gestione del rischio clinico analizza gli eventi avversi con metodi di tipo reattivo o i processi per prevenire gli eventi con modalità di tipo proattivo. Molti sono gli approcci possibili per la valutazione della qualità e della sicurezza del paziente: tuttavia, per garantire un processo sanitario sicuro, l’approccio proattivo è da preferire a quello reattivo.
Obiettivi
. Migliorare la sicurezza del paziente e promuovere la qualità dell’assistenza infermieristica in sala operatoria, mediante l’applicazione della tecnica FMEA/FMECA, metodo di analisi proattiva che permette di evidenziare le aree di maggiore criticità sulle quali attivare azioni di miglioramento.
Metodi. Previa mappatura di tutte le attività di sala operatoria, dal momento della presa in carico del paziente fino al suo rientro in reparto, per ciascuna attività sono stati individuati i possibili errori e valutata la gravità, la
probabilità e la frequenza che hanno permesso di calcolare l’indice di priorità del rischio (IPR), sulla base del quale sono state definite le priorità per implementare le azioni correttive. 
Risultati. Sono state identificate 5 macro-attività e 31 attività principali. Dalla valutazione qualitativa ha permesso di rilevare 81 modi di guasto/errore e la valutazione quantitativa ha individuato valori di IPR da 4 a 64. Per l’attività con l’IPR più elevato - “mancato conteggio dello strumentario chirurgico” - è stata definita una procedura per il conteggio dello strumentario e introdotta la checklist “conteggio ferri”. Nella successiva fase di verifica, è emerso che in 33/35 casi analizzati (88%) è stato effettuato il conteggio dei ferri chirurgici secondo procedura, utilizzando correttamente il nuovo modulo con la checklist “conta garze e strumentario chirurgico”; in 3 casi sono stati riscontrati errori metodologici nella compilazione dei moduli e in 1 caso il modulo non era stato compilato affatto.
Limiti. Difficoltà metodologiche nell’applicazione della tecnica FMECA; componente soggettiva nella valutazione e nell’analisi dei processi; insufficienze trattate come unità singole e analizzate staticamente; limitata generalizzabilità dei risultati.
Conclusioni. L’applicazione della tecnica FMECA, oltre che migliorare la sicurezza dei pazienti, ha permesso di segnalare i potenziali modi di guasto/errore, di mappare i rischi e di pianificare programmi di miglioramento con azioni correttive sulle aree a rischio.
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Costi standard. Marche e Umbria nella rosa benchmark. Esultano Spacca e Marini



I due governatori esprimono la loro soddisfazione per l'inserimento tra le 'magnifiche cinque'. Il presidente marchigiano: "Conciliata erogazione livelli essenziali con equilibrio finanziario di bilancio". La governatrice umbra: "Un risultato che è frutto della nostra capacità di programmare".


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Ultimo numero di the Journal Of Nursing Administration - Luglio/Agosto 2013



pp: 367-428


Ultimo numero di JONA, articoli a pagamento. Disponibili gli abstract.
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Costi standard. Ecco le 5 migliori regioni di riferimento. Sono Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto



Da queste cinque saranno individuate le tre regioni "benchmark" per costi e fabbisogni standard per il riparto del prossimo fondo sanitario. Un passaggio fondamentale anche in vista del nuovo Patto per la Salute. Andrà all'esame della Stato Regioni il 1 agosto.



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mercoledì 17 luglio 2013

Tre articoli open access da Journal of Nursing & Care


Volume 2, Issue 1
Research Article  J Nurs Care 2013, 2:126pdf
doi: 10.4172/2167-1168.1000126
Development and Validation of a Student Self-efficacy Scale
Melodie Rowbotham and Gerdamarie S Schmitz
 

Research Article  J Nurs Care 2013, 2:127pdf
doi: 10.4172/2167-1168.1000127
Influence of Self-Stimulation of the Parasympathetic Nervous System on Lymphocyte Function and DNA Repair Function in Family Caregivers
Makiko ONO
 

Special issue: Nursing Education
Review Article  J Nurs Care 2012, S4-001pdf
doi: 10.4172/2167-1168.S4-001
Role Responsibilities of Full-Time Faculty in a Pre-licensure Nursing Program
Joan R. Dugas
 


CURATIONIS, ultimo numero open access online, Volume 36, Issue 1, 2013


Indexed by Elsevier Scopus, MEDLINE and PubMed
View the current year's articles in Volume 36, Issue 1, 2013 - ISSN: 2223-6279 (online)
Curationis provides a forum for cutting-edge theories and research models related to the exploration of issues experienced and the best practices of nurses and midwives so as to improve nursing education, nursing administration and community nursing within Africa.
Editor-in-Chief: Mashudu Davhana-Maselesele, North-West University, South Africa.


School health and education: An interdisciplinary connection

Olga N. Makhubela-Nkondo
Curationis; Vol 36, No 1 (2013), 2 pages. doi: 10.4102/curationis.v36i1.1132
Submitted: 26 November 2012
Published:  05 April 2013
 PDF (218KB)

Factors contributing to sleep deprivation in a multidisciplinary intensive care unit in South Africa

Valerie J. Ehlers, Heather Watson, Mary M. Moleki
Curationis; Vol 36, No 1 (2013), 8 pages. doi: 10.4102/curationis.v36i1.72
Submitted: 21 October 2011
Published:  11 February 2013 
PDF (444KB)

A report on the development and implementation of a preceptorship training programme for registered nurses

June D. Jeggels, Annelene Traut, Florence Africa
Curationis; Vol 36, No 1 (2013), 6 pages. doi: 10.4102/curationis.v36i1.106
Submitted: 09 March 2012
Published:  04 June 2013 
PDF (423KB)


domenica 7 luglio 2013

Ultimo numero completo di Clinical Nursing Studies


Vol 1, No 3 (2013): Clinical Nursing Studies, Vol. 1, No. 3, 2013

Clinical Nursing Studies, Vol. 1, No. 3, 2013, e-Version First TM

Table of Contents

Original Article

Reviews


The everyday life of adult family members of working aged survivors of stroke during the first year after the stroke – an integrative review
The perinatal period: A literature review from the biopsychosocial perspective

Case Report



Clinical Nursing Studies
ISSN 2324-7940(Print)   ISSN 2324-7959(Online)

Apprendimento biografico: un processo per promuovere il nursing personalizzato


  • Biographical learning: a process for promoting person-centredness in nursing
  • Original practice development and research
  • Lioba Howatson-Jones, Claire Thurgate, Myriam Graber, Carma M Harnett, Joanne S Thompson, Deborah A Jordan
  • Volume 3, Issue 1, Article 3
  • May 2013
  • auto/biographical, compelling space, person-centredness, processes of repair
  •  
  • Background: This paper explores biographical approaches to nurses’ learning. It builds on previous PhD research to consider the effects of such approaches, drawing on the experiences of learners who have recently completed biographical study, in their own words.
    Aims and objectives: The aim of the paper is to make sense of different forms of learning. The objectives are to identify how autobiographical approaches that involve people learning from their life stories can engage people to exert agency, or ownership, in their own lives by taking control of their learning plans.
    Design: This longitudinal study started with the first group of learners undertaking a biographical preparation module on an Applied BSc Health and Social Care programme.
    Methods: Research relating to nurses’ learning is considered, including a Swiss perspective, as well as the validity of the biographical approach to developing knowledge. The learners share stories of their learning in order to develop understanding and new insights into their own lives and those of others. Results: Different dimensions of learning including learning about self, learning to make a difference and processes of repair are revealed through the learners’ narrations.
    Conclusions: Engaging biographically, to make sense of different forms of learning, appears to be beneficial to more person-centred working.
    Implications for practice:
    • Introducing biographical elements into courses of study can benefit learners by helping them to make sense of who they are as learners and practitioners
    • Co-creating compelling spaces of learning can facilitate learners to exert agency within their own lives as well as help others to learn. By exerting agency we mean taking ownership of the learning revealed through the biographical work and taking it forward in positive ways to enhance person-centred care

International Practice Development Journal


Promuovere la pratica centrata sulla persona in terapia intensiva

  • Promoting person-centred practice within acute care: the impact of culture and context on a facilitated practice development programme
  • Original practice development and research
  • Tanya McCance, Bernadette Gribben, Brendan McCormack, Elizabeth A Laird
  • Volume 3, Issue 1, Article 2
  • May 2013
  • acute care, context, evaluation, person-centredness, practice development
  •  
  • Background: The promotion of person-centredness in practice has the capacity to make a critical difference to the care experience of patients and staff. While there is growing international evidence to suggest that emancipatory practice development programmes can develop person-centred cultures, understanding of how person-centredness is effectively operationalised in practice remains an underdeveloped area.
    Aim: The research aim was to explore how the culture and context of acute care practice settings impacts on the engagement of practitioners in a facilitated practice development programme.
    Methods: The methodology used was programme evaluation, using multi-methods including process evaluation, reflective accounts and focus group interviews. Data analysis was undertaken using a creative hermeneutic approach.
    Findings: The findings highlighted that the programme enabled a level of engagement that was characterised by positive ways of working, building relationships and maintaining momentum. This in turn impacted on the ability to embrace person-centred values in practice and reflected nurses’ confidence and competence. Person-centredness in practice was also impeded by conflicting priorities characterised by a sense of feeling pressurised, limited staffing and resources, and the challenges of an evolving context, particularly within the provision of services in acute hospitals.
    Conclusions: The findings are confirmatory and add to the existing evidence regarding the effectiveness of practice development as an approach that facilitates teams to explore their own practice. The findings, however, add to existing evidence by highlighting new insights that should be taken into account when delivering a facilitated practice development programme.These insights reflect the tussle between the impact of context and the development of cultures that support person-centredness in everyday practice.
    Implications for practice: There is a need to further explore the impact of the contradictions of espoused values of person-centredness on the experience of patients and staff and how further refined interventions can contribute towards workplace cultures that are healthful and that enable human flourishing for all.